4k e dintorni: Forse l’ultimo modello non è quello giusto


“Su uno dei tanti ponti sul fiume di Parigi c’è una lunga sequenza di lucchetti, mania che ha ormai invaso brutalmente tutte le transenne conosciute. Stringono un ferro gelido assieme alla promessa che sarà “per sempre”. La stessa illusione che si prova nel comperare l’ultima nata di una grande casa produttrice di macchine fotografiche. 
Domani sarà già superata” 
Mario Dondero, “Lo scatto umano“.
In queste ultime settimane a cavallo tra il 2015 e il 2016 stanno uscendo tantissimi modelli di nuove camere, sia reflex che mirrorless che sono a dir poco sbalorditive in quanto a prestazioni.
Da professionista ho lavorato con molte camere differenti, dalle betacam alla Red passando per le handycam, le reflex e tante altre, trovando in ognuna qualcosa che mi piacesse e che mi facesse “divertire”.
Ho iniziato una riflessione che voglio condividere, magari aprendo anche un dibattito tra colleghi. Sicuramente non è mia intenzione passare per vecchio o addirittura luddista, voglio solo ragionare su come la tecnologia stia influenzando il mercato del videomaking e dove porta questa folle corsa verso la risoluzione maggiore o alla sensibilità più alta.

È passata un’era da quando nel dicembre del 2008 Canon ha messo in commercio la 5D MKII, la prima reflex 35mm che girava video in Full HD e che ha cambiato profondamente e irreversibilmente il mondo del video. Da allora i Filmaker si sono moltiplicati riproponendo un fenomeno che 10 anni prima aveva stravolto la fotografia, ovvero la democratizzazione dell’immagine.


Tutti (o quasi) con una reflex o meglio ancora con una handycam possono fare un video e soprattutto possono trasferire i file sul proprio computer e montarlo.

Videoclip, spot, video virali, il nostro mondo ha ricevuto nuova linfa grazie anche a YouTube e Vimeo e quindi alla maggiore possibilità di diffusione del proprio lavoro.

Fino a qui tutto bene, anzi..perfetto! Camere piccole, con una grandissima qualità d’immagine, economiche, che danno (quasi) a tutti la possibilità di realizzare un videoclip o uno spot, in uno zaino hai il tuo lavoro e te lo puoi portare in giro per tutto il mondo.

Poi è arrivato il mercato, puntale e spietato come sempre e i costi di produzione si sono abbassati notevolmente. Te lo insegnano anche alle scuole superiori, in quell’infarinatura di economia che si studia negli istituti tecnici: ”quando c’è troppa offerta il costo diminuisce”.

Bene, andiamo avanti comunque, ognuno cerca di ritagliarsi la sua fetta di mercato, il proprio settore di riferimento.
Sport estremi, corse di automobili, musica, pubblicità, video industriali, documentari sociali, news, video aziendali, matrimoni o altro ancora. Nell’era digitale ogni settore si interseca con quello dell’immagine e quindi le opportunità e le richieste di lavoro si moltiplicano. Quindi anche se la concorrenza è molta e spietata alla lunga la qualità paga e quindi continui ad investire su te stesso e sull’attrezzatura.
Per qualche anno è andata avanti così, Canon è stata il riferimento di tutti quei filmaker che volevano un prodotto di qualità con una camera accessibile in termini di costi e soprattutto anche ai clienti andava più che bene questa scelta. Quelli più inesperti chiedevano: “Ma fai i video con la macchina fotografica?” restando poi colpiti quando vedevano il risultato.
Poi il mercato, si…sempre lui, si è messo in moto e ha iniziato una rincorsa infinita.

Quando è arrivata nel mercato la Panasonic Lumix GH4 tanti colleghi sono impazziti: Bella pasta, video in 4k, tanti frame per secondo in FullHD. Di contro ha la poca qualità con le basse luci e un sensore molto piccolo. Alcuni clienti hanno iniziato a chiedere la GH4 e molti colleghi hanno investito su questa macchina. L’investimento era ottimo per il rapporto qualità/prezzo.
Intanto Canon aveva lanciato la serie “C”, ovvero bell’ibrido tra le reflex e le macchine da presa vere e proprie. Costose ma di ottima qualità. Dopo qualche mese ha cercato di stare sul mercato delle reflex con la 5D MKIII e la sorella minore 6D, migliori rispetto alla “mamma” del 2008 per gli iso alti, peso e audio. Soprattutto grazie al firmware Magic Lantern è possibile realizzare video in RAW, quindi ad altissima qualità.

Poi ad un certo punto è arrivata Sony, la grande assente nel mercato delle reflex/mirrorless ma grande protagonista del mercato delle telecamere dagli anni ’80 a oggi. Sony è entrata a gamba tesa nel mercato, ha messo in commercio la Alpha7 prima e subito a seguire la Alpha7 MKII e la Alpha7s e la Alpha7s MKII, insomma, nel giro di poco meno di un paio d’anni ha conquistato una buona fetta di mercato sfornando tanti modelli che ad oggi hanno dalla loro i 409.600 iso, la risoluzione 4k e la possibilità di girare in interlacciato e tanto altro ancora. Le cifre sono più alte delle concorrenti ma la qualità è pazzesca. In ultimo, è arrivata pochi giorni fa la Nikon D5, reflex che gira in 4k e in slow motion e fino a 102.400 iso ma anche lei abbastanza cara.

Tra la nuova Sony e la D5 moltissimi colleghi sono impazziti per le nuove caratteristiche che queste due nuove camere possono dare al nostro lavoro. Molti clienti hanno iniziato a chiedere la Sony in 4k anche per i matrimoni. Quindi chi aveva investito appena un anno fa o due anni fa su una Canon, una Sony, o una Nikon non in 4k oggi si ritrova tagliato fuori dal mercato e costretto a investire di nuovo. Ma a che costi?
Tutto questo non sarebbe un problema se quella curva del mercato di cui parlavamo prima non fosse così in discesa e quindi i soldi per una giornata di lavoro non fossero così pochi da mettere in crisi i professionisti che devono essere sempre all’avanguardia con la propria attrezzatura.
Da un lato quindi abbiamo giornate sottopagate perché: “c’è un mio amico che me lo fa a meno” e dell’altro una rincorsa verso una sempre più alta definizione dell’immagine che comporta investimenti in camere ma anche in nuovi computer, hard disk, schede etc. etc. con costi che si aggirano sulle migliaia di euro.
Ma poi la vera domanda è: ”Ma il 4k dove ve lo vedete?”
Perché se facciamo una breve analisi dei mezzi di diffusione abbiamo gran parte dei canali televisivi che trasmettono con un segnale SD, mentre YouTube che ha inserito la possibilità del 4k ma che automaticamente riduce in automatico la qualità al FullHD o all’HD per quanto riguarda i computer e riduce a qualità ancora più inferiori quando il video viene riprodotto con uno smartphone.
Se poi facciamo un giro nelle case degli italiani le famiglie dotate di monitor 4k sono talmente poche che viene da pensare che tutti i clienti che richiedono il 4k siano gli stessi, pochissimi, possessori di queste tv.
A inizio dicembre 2015 un articolo di newsline.it spiegava che “A fronte delle spese significative che questi apparecchi comportano (parliamo di oltre mille euro) non c’è in effetti un vero e proprio vantaggio nel loro possesso dato che in pratica non ci sono contenuti disponibili in 4k in Italia.”
Inoltre sempre lo stesso articolo riportava dati di vendite assolutamente bassi. Nel 2014 solo il 3% delle tv vendute sono in 4k mentre nel 2015 le vendite salivano al 5%.
Il problema è anche internet. Come accennato prima YouTube riduce in automatico la qualità dei video in riproduzione per consentire una visione ottimale ma con l’avvento di nuove tipologie di distributori esclusivamente via internet come Netflix il rischio è che in Italia la banda larga ha ancora una diffusione minima e che secondo dei dati AGCOM circa l’80% dei sottoscrittori banda larga naviga a meno di 10Mbps”.
Perché quindi i filmaker dovrebbero essere al passo con la tecnologia quando il resto del paese è fermo a 10 anni fa, con una connessione a livello nazionale lenta e l’impossibilità di distribuire prodotti in “UltraHD”?
Perché dovremmo avere sempre l’ultimo modello di camera se poi i guadagni non sono tali da poter consentire un ammortamento per reinvestire?
Forse è il caso di porre delle domande quando un cliente ti dice: “Vorrei girassi in 4k”, la domanda è: “Perché? Perché vuoi girare in 4k se lo spot del tuo ristorante o del tuo hotel sarà distribuito su YouTube? “ oppure: “Perché vuoi girare in 4k quando questo servizio andrà in onda su Rai, Mediaset o Sky che vanno in onda in SD o al massimo in HD?”.

Credo che una riflessione collettiva vada fatta. Ovviamente al netto del nostro “divertimento”, perché a tutti piace sperimentare nuove possibilità di ripresa.

Mi ricordo la prima volta che ho potuto girare in super slow motion a 300fps sembravo un bambino con il nuovo giocattolo. Io e il DOP siamo rimasti un’ora in più sul set per girare alcune scene assolutamente superflue. Quindi non è un rifiuto verso le nuove possibilità ma un ragionamento critico su come assecondiamo il mercato nella ricerca spasmodica della risoluzione più alta che comporta investimenti in nuove camere, nuovi computer o nuove schede come nel caso della Nikon D5 vedendo spesso pochissimi risultati in termini economici.


Investiamo in contenuti e creatività, forse è la soluzione migliore.

Valerio Nicolosi